lunedì 6 gennaio 2014

COMING BACK TO ÖLØPPØF



Gli ultimi giorni dello scorso anno li ho passati a casa di amici insieme a mio figlio, abbiamo sciato un sacco con gli impianti e un poco con le pelli, soprattutto fuoripista, in fresca. Non ho mai amato in modo particolare le stazioni sciistiche e meno che meno sciare usando gli impianti. Lo trovo generalmente noioso, ma ci sono le eccezioni. Luoghi particolari e momenti unici che meritano di essere colti. Questa era l’eccezione.
Foppolo per me è sempre stato un grande punto di domanda. Un posto in quota da dove partire per delle belle gite scialpinsitiche o dove allenarsi con le pelli alla sera dopo il lavoro. Un posto dove, tanti anni fa al rientro della gita, prima dell’avvento dei badge magnetici, scroccare il tesserino del giornaliero per rubare due discese prima che chiudessero gli impianti. Un posto dove portare i figli per il corso di sci o di snowboard. Ma da quando Emilio ha iniziato con la storiella del suo “secret spot … Öløppøf”, lo devo ammettere, questo posto mi gusta di più. Il fascino che la parola Öløppøf esercita su di me ha dell’incredibile. La ripeto a bassa voce cercando il ritmo giusto, l’accentazione corretta. La ripeto sino a quando non mi si srotola perfetta sulla lingua … Öløppøf, … Öløppøf, … Öløppøf. Un poco come quando scii o surfi in fresca e senti che ogni curva può essere migliorata, rendendola più fluente, più veloce, più filante. E quella effe finale, il cui soffio si spegne tra le labbra, è come l’onda di cristalli che volteggia nell’aria luminosa e si adagia leggera, nuovamente a terra, dietro di te. Dopo che il tuo snowboard o i tuoi sci l’hanno appena alzata nella fase di chiusura della curva, quell’istante esatto in cui ti ricomprimi a terra e senti con precisione le tue solette che accarezzano e plasmano la neve, prima di essere risputati verso l’alto. Equilibrio dinamico tra forza centrifuga e forza centripeta, energie opposte che tengono incollato il tuo corpo al suolo e proiettano nell'aria uno spray di fiocchi candidi. Effe dopo effe, curva dopo curva, Öløppøf dopo Öløppøf.


QUATTRO GIORNI
Torniamo agli ultimi giorni del 2013. Arriviamo una sera, nevica. Si cena e mentre i ragazzi si divertono, chiacchiero a lungo con Michela. Di tanto in tanto guardiamo oltre la vetrata e questo grumo disordinato di palazzi e case, affastellati sulle pendici dei monti, diventa bello nelle luci della notte, avvolto da questa danza. La mattina seguente la gioia di noi adulti e la medesima dei ragazzi, si parte. A Leo passo i mie sci e io prendo lo snowboard, oggi penso che non mi annoierò nell’usare gli impianti di risalita. Leo, sulla neve fresata e morbida del Montebello, prende le misure con i nuovi attrezzi e poi mi dice: “In neve fresca?”. Non me lo faccio ripetere, interi pendii vergini ci attendono. Il piacere della prima traccia è qualcosa di impagabile e anche lui lo sa. Abbiamo gli ARVA e con attenzione iniziamo a lasciare il nostri ricami, tra il Valgussera e i Carisoli. Daniele ci raggiunge e, tra una traccia in powder e l’altra, ci delizia con i suoi front-flip e back-flip, mi lascia a bocca aperta, un vero atleta. Continuiamo sino a fine giornata e non so se si diverte di più il vecchio o i giovinastri. Una cosa è certa, vederli sciare e vederli felici è un gran piacere. Nei giorni successivi c’è ancora qualche lembo di neve polverosa da andare a scovare, mentre il buio della notte è fatto per qualche giro con le pelli. Una sera sono quasi le 23 quando Michela mi dice: “Andiamo!” Non me lo faccio ripetere e mi preparo. Saliamo sino quasi al Montebello sotto un cielo stellato da lasciare ammutoliti, poi noi zitti non riusciamo a starci e continuiamo a chiacchierare. La magia di Öløppøf che mi irretisce, scaturisce certamente da questi attimi in cui ti senti felice per chi in quell’istante è con te e pulsa di gioia.




QUATTRO ORE

Dal 31 dicembre 2013 non ho più sciato, sino a oggi, 6 gennaio 2014, giorno dell’Epifania. Re Cardu propone una mezza giornata con le pelli a Foppolo. Otto e mezza sci ai piedi, dodici e mezza sci in macchina. L’idea di salire e scendere lungo le piste un poco mi deprime, ma la compagnia è ottima e quindi accetto. Siamo in sette, oltre a centinaia e centinaia di sciatori che, dopo due giorni di pioggia battente e neve sopra i 1500, vogliono godersi questa giornata di sole. Montebello e Valgussera scivolano via veloci sotto le pelli mentre, come al solito, inseguo l’imprendibile Daniele. Sono pronto a fare lo yo-yo sulle piste, ma giunti in vetta al Valgussera, il nostro sguardo ben presto si alza dal cartello ”Vietato lo sci fuoripista”. Sopra la rete, incorniciato da quinte di montagne innevate, a toccare il blu del cielo, spicca con eleganza il Pizzo Vescovo. Non è una montagna alta ed è lì a portata di mano, forse per questo un poco snobbata, ma oggi lì le condizioni sono ottime. Il pendio nord-ovest è un manto candido di una perfezione che ogni volta mi affascina. Daniele ed io abbiamo già deciso e, mentre aspettiamo gli amici, valutiamo con attenzione i pendii decidendo il posto più sicuro dove lasciare la nostra traccia. Ecco, proprio in quegli istanti ho capito che non ero più a Foppolo, ma che ero tornato a Öløppøf. Quando ho saltato la ringhiera e le curve, che tutto quel bianco aveva in serbo per me, si sono lasciate sciare con facilità, sulla lingua ho sentito srotolarsi quel suono a chiudersi nel soffio di una lunga effe tra le labbra.
Coming back to Öløppøf.



 


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