giovedì 22 settembre 2016

#13 UN'IMMAGINE DICE PIU' DI MILLE PAROLE

Sabato 10 ‎settembre ‎2016, ‏‎16:11:14 – Presolana – Parete Nord – Via del cuore (discesa in doppia)


“… e leggero il mio pensiero vola e va, ho quasi paura che si perda.” Musica, da sempre mi accompagna e spesso, mentre fermo in sosta seguo lo scorrere delle corde tra le mani, mi ritrovo a fischiettare un motivo, a canticchiarlo a mezza voce. Così è stato anche ieri, giornata strana in cui la Regina ci ha accolto stagliandosi in un cielo azzurro e terso. Ma si sa, lei ama giocare con i suoi corteggiatori ed è lei che stabilisce sin dove puoi arrivare, sin dove ti puoi spingere. Iniziamo a scalare e il tempo passa lento. Tiro dopo tiro ci allontaniamo da terra, cercando la nostra rotta in un mare di muri giallastri ostinatamente strapiombanti. Mentre arrampico sento tutta la pesantezza del corpo e combatto il forte richiamo della gravita. Cerco di essere leggero come i pensieri, ma gli avambracci si gonfiano di acido lattico e la fatica morde i muscoli. Meno male che al termine di ogni lunghezza mi attende una sosta, allora mi rilasso e osservo il mondo da lassù. Che strano! Mentre scali non ti accorgi di nulla, sei solo tu e la roccia in un colloquio intimo e riservato, attorno può accadere di tutto, ma difficilmente te ne rendi conto. Ora che sono fermo e il mio compagno e già ripartito verso l’alto mi accorgo che grossi nuvoloni stanno arrivando da sud e velocemente cancellano ogni traccia d’azzurro. Smetto di fischiettare e me ne sto in silenzio, ascolto. All'inizio non comprendo. Un suono arriva da lontano e cresce con costanza, prima un frusciare sommesso e poi un crepitare sempre più intenso. Ci sono! Conosco questa musica: il percuotere di migliaia di gocce che si infrangono a terra. Mi volto e lo vedo, il muro d’acqua avanza inesorabile dalla Valzurio verso la parete, ha appena scavallato le Cime di Valverde, ora sembra fermarsi. Qualche goccia portata dal vento arriva anche sotto gli strapiombi. Lentamente quel crepitare d’acqua si smorza e si acquieta, il vento lacera le nubi, verso la Val di Scalve squarci d’azzurro si guadagnano sempre più spazio. Continuiamo a salire, ma ben presto la parete è avvolta nelle nubi, non si vede nulla se non pietra che sfugge verticale in ogni direzione e i vapori che sfiorano, avvolgono e si sfilacciano tra i bastioni della Regina. I fischi dei gracchi e il sibilo delle loro traiettorie radenti la parete rendono il tutto ancora più surreale, come lampi neri appaiono e scompaiono velocissimi. Un brontolio lontano non fa presagire nulla di buono e la musica della pioggia arriva presto a tenerci compagnia. Salgo e raggiungo Daniele in sosta, siamo protetti dall'ultima fascia strapiombante, sopra di noi la parete gronda acqua, sotto di noi oltre 200 metri di vuoto, a pochi metri da noi un muro d’acqua compatto scende verticale. Osservo le gocce che si rincorrono sino a terra. Incantato da questo spettacolo avverto una leggera variazione, come se il crepitare divenisse più secco. Eccoli arrivano anche i primi chicchi di grandine che fanno a gara con le gocce d’acqua a chi è più veloce. Noi ce ne restiamo qui, perfettamente asciutti e riparati. Appesi, dall'alto di quegli strapiombi, ci godiamo lo spettacolo, attendendo che il temporale passi e tutto si plachi. Non può durare molto, ci diciamo, e così è. Iniziamo la lunga serie di corde doppie che ci riporterà a terra e, sospeso nel vuoto, mi ritrovo nuovamente a canticchiare “… ed in tanto il sole tra la nebbia filtra gia', il giorno come sempre saraaaaaaaa”

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