lunedì 15 maggio 2017

40 #UNIMMAGINEDICEPIUDIMILLEPAROLE – Ritorno in Verdon

Sabato 29 aprile 2017,  13:23:08 – Via Les extraterrestres (L’Escalès - Gorges du Verdon - France)
“… la sua voce nell’aria era una roccia
deserta e incolmabile di fiori.”

Mario Luzi “Avorio”
Come ogni primavera ritorno in Verdon. Da anni il rito di rinnova sempre uguale e sempre diverso. Il viaggio segna il passaggio dalla stagione del ghiaccio e della neve a quella della roccia. La voglia di una bella gita in quota con sci e pelli permane e trova forse il suo tempo, prima dell’estate. Ma il desiderio di riassaporare col corpo il piacere del gioco con la gravità, esplode e prende il sopravvento, prorompente.
Per segnare questo passaggio, per celebrare il rito serve un luogo speciale. E non c’è rito senza immersione. E non c’è rito senza acqua. E non c’è rito senza ascesa. Ed essere alla fine pronti per dare inizio a nuovi vagabondaggi verticali.
Tanti sono i luoghi dove ho scalato ma il Verdon è un luogo unico.
Decine di settori, centinaia di itinerari differenti per stile, lunghezza e difficoltà. Un mondo incomparabile dove la roccia e la natura trovano nelle acque che scorrono sul fondo del canyon il loro trait-d’union. Le stesse acque che per millenni hanno scavato e plasmato la roccia, modellando e scolpendo queste gole in cui la vertigine è la padrona incontrastata.

Verdon. Ruga profonda che solca la scorza della terra Abisso su cui affacciarsi per scoprire un vuoto impressionante che si incunea tra i grigi e i rossi della pietra e precipita sino a stemperarsi nei verdi dei boschi basali o a tuffarsi a picco nelle correnti selvagge del fiume. In questo vuoto ci si deve immergere ed ogni volta, quando butti la prima doppia, lo stomaco si stringe sempre un poco. Poi lentamente dal fondo si risale, metro dopo metro, sino a riconquistare il labbro di questa immensa cicatrice ed uscirne. Infine, mentre lo sguardo si riposa sugli altopiani della Provenza, rimettersi in piedi, saldamente sulle due gambe, e sentirsi non di certo purificati ma semplicemente felici e sorridenti. E spaventosamente assetati e pronti per una birra al bar de La Palud.

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