giovedì 8 febbraio 2018

#neve - Bianca

"Sei il colore che non ho 
e non catturerò
ma se ci fosse un metodo 
vorrei che fosse il mio"
Bianca – Afterhours

L’altro giorno, per farmi perdonare delle mie dimenticanze e del noioso yo-yo fatto su e giù per le strade della valle, mi sentivo in dovere di portare Re Cardu a percorre una bella linea discesa. Ho puntato al Timogno sapendo già che saremmo andati oltre quella cima e avremmo proseguito sino sulla vetta del Benfit. Lì lo spallone e il versante nord-ovest ci attendevano ancora intonsi, lo speravo e così è stato. Anzi ciò che ho trovato è andato al di là di ogni aspettativa.
Superiamo la folla assembrata sulla vetta del Timogno, andiamo oltre seguendo l’esile traccia lasciata da tre sciatori, la visibilità non è un granché, è tutto lattiginoso. Giungiamo in vetta e gongolo tutto nel vedere le tracce dei tre che scendono sul versante verso sud, in direzione della baita Rigada. Sull’altro lato tutto è candido, immacolato. Una fascia di azzurro avanza da occidente, le nubi alte si sfilacciano e perdono consistenza, velature sempre più leggere si assottigliano e filtrano la luce, sino a lasciarla passare. Il sole è pallido ma i suoi raggi arrivavano di squincio a dare sempre più forma al susseguirsi delle nervature che scendono lungo il versante nord ovest. Si disegnano confini compiuti tra ombra e luce: sul fondo di ogni canale, sulla sommità di ogni cresta. Il canalone che parte sotto la vetta è perfetto, la linea d’ombra che effimera ne disegna l’incavo ci chiama. Aggiriamo il salto roccioso iniziale e ci lasciamo scivolare lungo la linea, seguendola ed inseguendola, tra luce ed ombra sulla distesa bianca
 — presso Spiazzi.

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