mercoledì 23 maggio 2018

#sisifofelice - Sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi.


Ogni storia nasce da una "linea rossa" tracciata su di una carta, che prima è sogno, è desiderio e poi, a volte, diventa realtà, vissuto intimo ed intenso. A volte queste linee rosse si perdono nello spazio e nel tempo. Altre volte riemergono, anche solo in parte, e allora quando le scorgi cerchi di coglierle, di trattenerle, di seguirne il percorso. Ed è qui che accadono cose incredibili che annullano spazio e tempo. E ti rendi conto che i tuoi desideri, il tuo vissuto, sono molto vicini a quelli di chi ti ha preceduto o di chi è passato senza che tu nemmeno lo sapessi.
Ad un mese di distanza continua la ricerca di ciò che resta delle tracce e delle memorie di quelle traversate delle Orobie, compiute nei primi anni "70. Purtroppo Angelo Gherardi è morto nel 1974, lo stesso anno della sua seconda traversata, e Franco Maestrini ci ha lasciati la scorsa estate. Con Alberto procediamo comunque nella ricerca e la documentiamo.
Primo incontro: Alessandro "Geko" Gherardi, figlio di Angelo. Siamo a casa di Alessandro e dagli scaffali sbucano: la prima edizione della guida del Sugliani, la piccozza e gli scarponi che il papà ha utilizzato durante quelle traversate. Poi, da un tubo, si materializza una meravigliosa carta, ormai ingiallita dal tempo, su cui il papà ha riportato due linee: in verde la traversata del "71 e in rosso quella del "74. Mi accorgo che una copia della carta se ne sta appesa su una parete della sala. Quindi stendo un altro rotolo, in cui vi è un acetato e un foglio, sotto i miei occhi si srotola il profilo altimetrico dell'intera traversata fatta nel 74 con Jean Paul Zuanon. Con estrema precisione Gherardi ha ricostruito l'intera altimetria e lo sviluppo della traversata - alla faccia dei GPS - e con una scrittura minuziosa ha riportato nomi e quote delle località e dei colli/cime toccate. Il tratteggio mette in evidenza le sezioni percorse a piedi, quelle con i ramponi e quelle dove hanno sciato, calcolando dislivelli e sviluppi. Mentre ascolto le parole di Geko e mi perdo ad osservare queste carte, lo vedo, Angelo Gherardi, curvo sul tavolo della cucina a tracciare su quella lunga striscia di carta una linea, la "sua linea", non più sogno ma viaggio reale attraverso le sue Orobie. Lo immagino concentrato, mentre con attenzione e cura, tira la linea e scrive. Ed ogni quota, ogni nome, ogni data chissà cosa avrà evocato nella sua mente e nel suo profondo, forse un ricordo o un paesaggio, magari un'emozione.


Sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi
Prima di chiudere la stagione scialpinistica, Marco Cardullo ed io, ci siamo concessi questo viaggio avventuroso attraverso le nostre stupende e selvatiche Orobie. Una lunga traversata durata sei giorni dal 21 al 26 aprile, da Varenna a Valbondione. A cui aggiungiamo una settima e ultima tappa, differita al 1° maggio per questioni meteo, che ci ha riportato al rifugio Coca e da lì a Carona di Valtellina. L’idea nasce da una chiacchierata con Franco Maestrini che, alcuni anni fa, mi ha parlato della traversata con gli sci da
Ornica all'Aprica fatta con Angelo Gherardi e Giuliano Dellavite dal 6 al 16 maggio 1971. Poi Franco mi ha regalato un DVD con il film “Passo dopo passo” che documenta della “Traversata” compiuta dal 19 al 27 aprile 1980 da Ornica a Carona di Valtellina. Scopro così anche della traversata compiuta da Angelo Gherardi e Jean Paul Zuanon, dal 14 al 20 aprile 1974 da
Biandino a Carona di Valtellina e da lì all'Aprica. Quindi dal 1980 sembra che nessuno abbia più ripercorso la traversata, ci sono alcuni tentativi ma nulla di più. Prende così forma l’idea di ripercorrere le tracce di Franco ed Angelo, ampliando il progetto ed effettuando la traversata partendo dalle sponde del lago di Come sino in Valle Camonica. Se la prima tappa in provincia di Lecco si concretizza, purtroppo l’ultima tappa, che ci avrebbe portato in provincia di Brescia e in Val Camonica, attraverso il passo Grasso di Pila, il lago del Belviso e il Monte Telenek, non è stato possibile intraprenderla a causa di una meteo sfavorevole che ci ha giusto permesso di completare il viaggio al classico arrivo su Carona di Valtellina. A traversata chiusa, curiosando in rete, raccolgo una piacevole sorpresa. Scopro che un certo François Renard con alcuni amici, stimolato da uno scritto di Jean Paul Zuanon per la rivista del CAF, nel marzo del 2011, dal 5 al 12, ha compiuto la traversata in senso opposto, partendo addirittura da Paisco Loveno sino a Gerola Alta dove, per il maltempo, ha interrotto il raid. François non vuole lasciare conti in sospeso e allora torna nel 2013 a Gerola Alta e, dall’1 al 4 marzo, chiude la traversata da Gerola Alta sino a Esino Lario. François è uno scialpinista e un viaggiatore e nel 2013 ha pubblicato un volume “Skitinerrances 1” in cui raccoglie 15 delle più belle traversate scialpinistiche fatte sulle montagne del mondo: dal Cile, alla Nuova Zelanda, sino in Norvegia. Nella pubblicazione la parte del leone la fanno le Alpi e qui troviamo, oltre agli Appennini, pure le “Prealpes Bergamasques”.

#sisifofelice – Les Alpes Bergamasques


E poi, quando mancava un giorno al termine della "mia"" traversata, scopro che qualcun altro ha raccolto un testimone. Franco Maestrini è stato il mio mentore, lui mi ha raccontato della sua prima traversata compiuta nel 1971 con Angelo Gherardi e Giuliano Dellavite. Poi Angelo Gherardi, nel 1974, torna a ripeterla in compagnia del suo amico Jean Paul Zuanon. Come Gherardi ha scritto per l’Annuario del CAI di Bergamo, così anche Zuanon, al suo rientro in Francia, ha lasciato delle testimonianze scritte della sua avventura nelle Orobie. Anche oltralpe un seme attendeva di essere raccolto e fatto germogliare. Ed è qui che entra in scena François Renard, appassionato scialpinista e viaggiatore di Versailles, che, incuriosito dallo scritto di Zuanon, inizia a progettare la “sua” traversata de “Les Alpes Bergamasques”. Renard vuole ampliare il tracciato originario e percorrerlo al contrario, partendo da Paisco Loveno, in Val Camonica, sino ad Esino Lario, paesino sospeso sopra il lago di Como. Nel marzo del 2011, con alcuni amici arriva in Italia e inizia la sua avventura da Paisco, purtroppo il maltempo li blocca a Gerola Alta. Renard non demorde e torna nel 2013, ripartendo da Gerola e portando a termine la sua traversata. Questa è stata una bella scoperta, ma la cosa più bella è stato scoprire che Renard ha scritto un libro, in cui raccoglie le sue più belle traversate sci-alpinistiche collezionate sulle montagne del pianeta, tra cui inserisce “Les Alpes Bergamasques”. Non potevo non acquistarlo, ed ora eccolo qui nella mia biblioteca, insieme alle carte e alle pubblicazioni dedicate alle Orobie. Complimenti a François Renard. Chapeau!

 — con Skitinerrances presso Alzano Lombardo.

#perdersinmountainbike – Fango

Sabato 11 ‎maggio ‎2018, ‏‎16:27:12 – Ganda - 1067 m slm (Aviatico)


Piove. Me ne resto qui sottovento,
rintanato sotto il cornicione di una chiesetta.
Ho messo al riparo anche la bici. Ascolto.
Il temporale che arriva da est, rabbioso di tuoni.
Lo scroscio dell'acqua, che avanza sonoro nell'aria.
Legioni di pacifiche gocce che si riversano dalle nubi sulla terra.
In una breve vita squassata da violente raffiche di vento.
Chicchi di grandine esplodono sulle pietre del selciato.
Il muro d'acqua vela il paesaggio, confonde l'orizzonte,
nasconde il fondovalle chiazzato di sole. Attendo e ascolto.
Chiudo la giacca per trattenere il calore.
Un brivido di freddo corre lungo le braccia.
Raffiche di vento scuotono le chiome.
Piove con meno violenza sembra stia passando.
Squarci d'azzurro si aprono e chiudono tra le nubi.
Forse è ora di ripartire. Piove. Smette.
Canticchio una vecchia canzone di Jovanotti:
"E rido, e piango, e mi fondo con il cielo e con il fango."
Imbocco il sentiero ed è tutto già chiaro.
Ciò che mi attende è un gioco di equilibri e fango.

#perdersinmountainbike - Poesia


Da anni non scendevo da Ama verso Pradale, per continuare poi sino in Amora. C'è umidità nell'aria, nel verde fitto del bosco, ristagna, respira. Rotolano le ruote, oltre le pietre viscide, a mordere la terra scura e morbida. Brontola il temporale, nero oltre Ganda. Nella penombra vegetale sbucano i ruderi delle cascine. Muri squarciati dai tronchi dei frassini. Stipiti pencolanti vestiti di edera e di vitalba. Macerie a nutrire sambuchi ed ortiche. E a lato del sentiero, una macchia bianca cattura la mia attenzione. Un piccolo pannello che regala, a chi passa e desidera, una poesia.
"Se ne sono andati tutti
lasciando ceste e forconi
ciotole dimenticate su
ripiani divelti
e silenzio.
Le pietre piangono
... sperdute e sconnesse
tra le macchie di verde ... "
Continuo a leggere a mezza voce, i versi di Aurora Cantini, mentre ronza la vita nel bosco e le prime gocce crepitano sulle chiome. È ora di riprendere a pedalare. Mi volto per un ultimo sguardo mentre le ruote rotolano e raccontano la loro poesia fatta di terra e fango.

#perdersinmountainbike – Le bimbe


Sabato 12 ‎maggio ‎2018, ‏‎12:16:50 – Monte Poieto “Cà della Bimba” - 1067 m slm (Aviatico)


Son simpatiche le bimbe.
Appoggio la bici al filo elettrificato
e loro arrivano.
Sarà una questione di tono su tono.
Sarà l’intrigante gioco di curve sinuose.
Sarà il sudore o il fango incrostato sul telaio.
Non so cosa sarà, ma
alle bimbe garba un sacco la "Dare".
A loro piace.
Loro si che hanno buongusto.


lunedì 7 maggio 2018

#perdersinmountainbike - Abdica


Ci sono luoghi dove ogni volta si rinnova il piacere di esserci, di starci, di fermarsi. Prendersi un momento per sostare e sdraiarsi nel prato. Questi luoghi sono rari ed è un peccato non approfittarne, quindi: "Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso."
#verticalorme #versantesudedizioni #mtb#vallibergamasche #valleseriana #fernandopessoa
— presso Salmeggia.

#perdersinmountainbike - Lei


Oggi vado a pedalare.
Pioviggina, un poco, lievemente.
È tutto verde, la terra umida respira.
Senza fretta salgo, gustando il movimento circolare.
Poi sgonfio un poco le gomme e inizio la discesa, fluida e veloce, io un po' meno.
Le rocce affioranti sono un poco viscide e pure le radici sono scivolose.
Le ruote si aprono la strada tra la vegetazione.
Mi fermo e la vedo, lei è lì, come mi aspettasse.
La osservo, le sorrido. Lei passa e se ne va.

venerdì 4 maggio 2018

#sisifofelice - Blu


(mercoledì 25 aprile 2018, 21:25:42 - Case di Scais, 1510 m slm)

"Chiudo gli occhi
Vedo i blu pulsare
Come i blu nel cielo
Delle notti chiare
Quei blu di luna e
Di gelo invernale"


Il nostro 25 aprile lo abbiamo festeggiato così, così abbiamo ricordato la festa della Liberazione, dormendo nei nostri sacchi piuma "à la belle étoile" sulla terrazza delle Case di Scais, sotto un cielo partigiano, dopo avere percorso la tappa più massacrante dell'intera traversata, da Foppolo sino al lago di Scais. Passo di Valcervia, Passo di Tonale, Passo Scoltador, Passo di Brandà e Passo del Forcellino quasi 29 km di sviluppo e oltre 2500 m di dislivello positivo. Roby ci ha fatto compagnia in questa tappa e si è divertito come un matto, nonostante la fatica che lentamente si accumulava. Caldo, crema solare mista a sudore, solitudine, pelli zuppe d'acqua da strizzare, risate, sciolina sulle solette, chiacchiere, marmotte che corrono sulla neve, due barrette e due gel, il passo ipnotico della salita, carta e altimetro per trovare la giusta strada tra le barre rocciose, il peso dello zaino sulle spalle e a fare da cornice al nostro vivere le vallate e i monti più selvaggi ed impervi delle Orobie. Ubriachi di fatica e stupore, dopo oltre 13 ore di cammino, ci siamo preparati per bivaccare alla chiarore della luna. Il fornelletto soffia, la minestra bolle, mangiamo soddisfatti e poi ci infiliamo nei sacchi sotto i blu di un cielo vicino, così vicino da poterlo toccare, così vicino da sentirlo pulsare.


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giovedì 3 maggio 2018

#sisifofelice - Traversata o "Le Traversiadi"

(lunedì ‎23 ‎aprile ‎2018, ‏‎‏‎17:22:20 - Piani dell'Avaro, 1700 m slm)

Alberto ci ha seguiti, da casa e non solo, con trasporto, supporto e soccorso. Di questo ad Alberto sono grato e, soprattutto, lo ringrazio per avermi iniziato ai "piaceri" dello scialpinismo, in un I° maggio dello scorso millennio portandomi in cima al Gleno. Ma torniamo ad oggi, a questi giorni trascorsi sugli sci e alle traversie accadute. Se al secondo giorno ho rotto il bastoncino, il terzo giorno, scendendo nel canale sotto il rifugio Benigni, ho rotto uno sci. Ed ecco cosa è accaduto mentre un temporale fragoroso chiudeva una calda giornata quasi estiva.
Ps - I miei Legend 4800 li avevo mandati in soffitta due anni fa, forse hanno sentito che stava accadendo qualcosa e che non potevano mancare anche se vecchiotti e malridotti.


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mercoledì 2 maggio 2018

#sisifofelice - Felici

(giovedì ‎26 ‎aprile ‎2018, ‏‎10:12:20 - Forcella Pizzo di Porola, 2922 m slm)


Giovedì 26 aprile, dopo sei giorni passati sugli sci abbiamo affrontato il passaggio incognito dell'intera traversata: la discesa dalla forcella di Porola sulla Vedretta del Lupo. Giunti al Rifugio Coca, vista la meteo sfavorevole che, oltre all'isoterma altissima e valori delle minime e delle massime di circa 8° sopra i valori medi della stagione che avevano caratterizzato tutti i giorni precedenti, ci avrebbe piazzato alcune notti di cielo coperto e quindi con nessun rigelo notturno, abbiamo deciso di scendere a valle per tornare a chiudere i conti con "la traversata" con condizioni un poco più favorevoli. L'isoterma lunedì si abbassa sensibilmente e pure i valori delle minime e delle massime, in serata risaliamo al rifugio Coca. Questa mattina, alle 4,20, riprendiamo il nostro viaggio attraverso le Orobie esattamente da dove lo avevamo sospeso. Il rigelo è ottimo e la neve è portante, ricoperta pure da due dita di polvere alle quote più alte. La discesa dalla Bocchetta dei Camosci, verso la Val Morta, si rivela essere la più impegnativa e ingaggiosa dell'intera traversata, per le pendenze e la strettoia che strozza il canale alla sua metà, ma la qualità della neve è ottima. Dopo la lunga ripellata per tutta la conca del Barbellino e su sin sotto i tralicci del passo di Caronella, la discesa in Valle di Caronella è stata pura libidine.
Io e Marco, Re Cardu per gli amici, siamo felici per questa esperienza vissuta insieme, per le fatiche e il piacere condiviso nell'attraversare luoghi stupendi. E un pensiero va a Franco Maestrini e Angelo Gherardi che per primi, 47 anni or sono, affrontarono questo meraviglioso viaggio tra le nostre montagne di casa.
Infine voglio ringraziare Roby. che ci ha accompagnato nelle due tappe da Foppolo al rif. Coca, e soprattutto ad Alberto che ci ha scarrozzati, assistiti, supportati in tutti questi giorni.
La nostra traversata in pochi numeri: 7(6+1) giorni, 72 ore e 30 mn sugli sci, 179 km, 14,700 m D+


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#sisifofelice - Soli


(mercoledì ‎25 ‎aprile ‎2018, ‏‎12:41:32 - Valle di Venina, 2116 m slm)


"Gli altri sono troppi, per me.
Ho un cuore eremita, Sono
impastata di silenzio e di vento.
Sono antica."
(M. Gualtieri)



Fa caldo. Siamo al quinto giorno, di questo viaggio sugli sci tra le montagne di casa. Da quasi otto ore siamo in cammino. Tre colli, alle spalle, ci separano da Foppolo e altri due, di fronte a noi, ci porteranno al lago di Scais.
Fa caldo. Il tempo scorre lento, come lenti avanzano i nostri sci nella neve molle. Le pelli di foca sono zuppe d'acqua e ne senti tutto il peso, tutto l'attrito, ad ogni passo. La fatica, a quella non ci fai più caso, è un dato di fatto con cui convivi.
Fa caldo. Ognuno procede in silenzio, assorto nei suoi pensieri, contando i passi tra un inversione e l'altra, con il sudore che cola e brucia negli occhi. Il sole ti batte sul collo, l'odore di crema solare ti riempie le narici.
Fa caldo. La solitudine di queste valli è un dono inestimabile, un abbraccio che solleva oltre gli orizzonti di neve e di pietra, un'occasione per lasciare fluire i pensieri, liberi di vagare nel silenzio e nel vento. Attraversiamo e ci lasciamo attraversare.
Fa caldo. Siamo soli.


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#sisifofelice - Aurora


(lunedì ‎23 ‎aprile ‎2018, ‏‎06:33:52 - Rifugio Benigni, 2222 m slm)


"Spargiti piccola esca di luce, abbocchiamo
ai tuoi ami d'oro e siamo contenti"



Per tutti e sei i giorni della traversata, nella patella dello zaino, mi sono portato un libriccino, una raccolta di poesie di Mariangela Gualtieri, dal titolo "SENZA POLVERE SENZA PESO". Non ho letto molto, arrivavo a sera sempre stanco e con mille cose da fare. Prima di tutto si dovevano fare asciugare scarpe e vestiti, poi mangiare e prepararsi per la notte. Di tempo per leggere ne rimaneva gran poco, ma alcuni versi letti casualmente sono stati illuminanti, hanno creato risonanze inaspettate con gli attimi vissuti. E tutto questo mi piace "e siamo contenti". Lunedì poi le cose non sono andate benissimo, prima uno sci si è rotto e poi anche il cellulare ha deciso di smettere di funzionare. Poco male! Il cellulare di Re Cardu funzionava benissimo ed Alberto mi ha recuperato gli sci vecchi. Cosa avrei fatto SENZA PAROLE SENZA PESO e senza gli amici?


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#sisifofelice - Stanchezza

(domenica ‎22 ‎aprile ‎2018, ‏‎‏‎09:16:44 - Pizzo dei Tre Signori, 2554 m slm)

E anche il secondo giorno è andato. Un lungo giorno iniziato nel buio, alla luce delle frontali, col fragore delle acque del Troggia a fare da colonna sonora e uno zaino da spavento sulle spalle. La strada sino in Biandino pare non finire e c'è servita tutta, sino all'ultimo metto per vedere sorgere il nuovo giorno. E poi fioriture di crociera,, e neve, e laghi, e cime, e torrioni, e salite, e discese. E due amici che ci attendono in vetta al Tre Signori. A Roby, che sostituisce i mie bastoncini, di cui uno rotto, con i suoi, un grazie immenso. E fatica, oggi si, tanta fatica che si accumula e non so più dove mettere. Ma gli scenari in cui sci-voliamo sono unici e aiutano, attirano e sospingono. E infine il rifugio sommerso dalla neve, la fatica che si scioglie al sole, mentre me ne sto sdraiato sulle lamiere del tetto. Il locale invernale è piccolo e accogliente, e dai nostri zaini esce tutto il necessario per cambiarci, per mangiare e per dormire. E la fatica? Quella piano piano se ne va, e nel sacco piuma, ho tutta la notte per salutarla. Ciao Stanchezza, a domani. Tanto so che tornerai a farmi compagnia.


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#sisifofelice - Essenziale

(sabato ‎21 ‎aprile ‎2018, ‏‎‏‎09:06:34 - Grigna settentrionale, 2410 m slm)


Oggi siamo partiti, a piedi e sci sullo zaino. Abbiamo attraversato borghi e boschi, sino a quando non abbiano trovato l'essenziale. Il bianco della neve, il blu del cielo e una linea obliqua dove si baciano. Abbiamo seguito la linea, siano saliti sino dove la linea smette di salire. E non c'è restato altro da fare che scendere. Neve, cielo, bianco, blu, salire, scendere ... solo l'essenziale.


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#neve - Fantasia


L'altra sera ho passato quattro ore nella sala d'attesa di un pronto soccorso e il caso ha voluto che, prima di uscire da casa, mi fossi preso l'e-reader. Nella sala d'aspetto mentre attendendavo l'ho acceso e mi sono ritrovato sotto gli occhi una raccolta di poesie di Emily Dickinson. Alcune le conoscevo altre no. Belle, alcune più che belle, direi magiche. Ed ogni volta che leggo i suoi scritti non posso fare a meno di pensare alla storia di questa donna incredibile. Poi mi sono imbattuto in questa poesia e non ho potuto fare a meno di pensare alle mie praterie di neve, alle mie api sciatrici, alle mie gaggie di pietra e alla fantasia che tutto muove e tutto può.
Ed ora provate a leggere la poesia di Emily Dickinson ad alta voce. Dai! Non abbiate vergogna. Ad alta voce. E ne gusterete il ritmo stupendo. Lo stesso ritmo che ci sospinge sulle praterie fatte di neve.
"Per fare una prateria ci vuole un'ape e una gaggia,
un'ape, una gaggia,
e fantasia.
La fantasia da sola è sufficiente,
se l'ape è assente."